“Io la ringrazio molto per i complimenti, ma nel mondo della Scherma ci sono ora delle personalità, talmente grandi che mi sembra di non aver fatto poi granché”…
La persona che sminuisce quanto fatto nel mondo dello sport, ha vinto una medaglia d’oro olimpica nel Fioretto femminile individuale a Monaco di Baviera nel 1972, oltre che 2 medaglie di Bronzo a Roma 1960 e Tokio 1964. Antonella Ragno è stata un simbolo assoluto della scherma azzurra femminile, degna erede di suo padre Saverio Ragno, campione Olimpico a Squadre nel Fioretto, a Berlino 1936. La raggiungiamo al telefono mentre si trova a Civitavecchia, con suo marito Gianni Lonzi, anche lui olimpionico con il Settebello a Roma 1960, per la partita degli azzurri contro la Romania. La scherma è sempre nel cuore di una campionessa come lei.
Come vede il fioretto azzurro dopo Londra, in un Olimpiade che ha portato così tanti allori per la Scherma italiana?
Direi che siamo in un momento di grande esaltazione. Questi ragazzi sono fortissimi e hanno avuto una preparazione meravigliosa. Sono tutti ragazzi e ragazze straordinari.
Come ha visto l’avvicendamento alla guda degli azzurri (nel Fioretto) con Cerioni che ha lasciato il posto ad Andrea Cipressa?
“Ho molta fiducia in Cipressa. A parte che è un mio concittadino, perché sono veneziana anche se vivo a Firenze da tanti anni. Lui è veramente bravo, dotato di grande capacità e sono convinta che potrà prendere in mano la situazione al meglio. E’ la persona giusta al posto giusto. e poi ci sarà nello staff una grande fiorettista come Giovanna Trillini che è diventata la Maestra di Elisa Di Francisca. Con persone così, ci sono tutte le prerogative di continuare a vincere sempre.
Ha citato Giovanna Trillini, che è un pò la sua erede, visto che ha vinto l’Oro nel fioretto femminile individuale 20 anni dopo di lei…
Sono tutte ragazze eccezionali, come la Vezzali, come la Di Francisca e come Giovanna. Tutte rappresentanti di questa incredibile scuola di Jesi. Vere campionesse e tutte ragazze senza tanti grilli per il capo ( testuale n.d.r.). Il campione vero lo si vede anche da quello.
Parlando di Valentina Vezzali, potrà puntare a Rio 2016 a 42 anni, ora che aspetta il suo secondogenito ed è impegnata nella campagna elettorale?
Io penso che lei possa ripercorrere i passi della nostra Josefa Idem, la grande canoista. Valentina l’ho conosciuta marginalmente, ma ho potuto appurare la sua tenacia e la sua forza di volontà. 2 figli non sono uno. Anch’io ne avevo uno all’epoca di Monaco 1972. 2 figli certamente non sono uno. Con un figlio soltanto, si può fare di più. Con due il lavoro per una atleta-mamma è più complicato, anche se c’è l’aiuto dei nonni. E’ un compito più difficoltoso. Non so se ci riuscirà, ma comunque per lei vedo un grande futuro da dirigente o da Commissario Tecnico, restando una grande personalità nel mondo della Scherma.
Di queste campionesse che abbiamo citato, quale ritene più simile a lei, quando era in pedana?
Io le vedo più forti spiritualmente di come ero io. Io sono riuscita a vincere per l’epoca , perché poi sono cambiati i tempi. Per fortuna loro sono valorizzate, noi eravamo messe quasi in disparte, perché le donne sportive non erano valorizzate più di tanto. Le trovo su un piano superiore rispetto a me. Sono veramente troppo brave. Senza falsa modestia.
Lei esagera, perché i risultati parlano da soli…
“Io vi ringrazio per avere un bel ricordo di me come atleta. Rimango sempre con qualche rimpianto. Avrei potuto vincere qualcosa di più , ma non posso lamentarmi. Le ragazze comunque sono eccezionali. Brave tecnicamente e fortissime fisicamente. Hanno una bella valvola in più.
Ha dei rimpianti in carriera?
Ripensandoci, se penso a Tokio 1964, arrivai al Bronzo e potevo vincere l’Oro. Lì fu un grande dispiacere. Però la vita è strana, perché a Monaco 1972 sono riuscita a battere tutte quelle grandi avversarie. Sono riuscita a concludere la mia carriera nel modo migliore, salutando il mio sport che ho tanto amato con una grande soddisfazione.
Una medaglia d’oro è per sempre, si potrebbe dire?
Si è indubbiamente vero. E poi molti dei sacrifici che ho fatto, li ho fatti per mio Padre che ci teneva talmente tanto. Mi aveva fatto amare questo sport (e anche odiare qualche volta) . Ma devo tutto a lui. Ho voluto continuare anche dopo il Matrimonio e la sua scomparsa e sono riuscita a dedicargli questa grande soddisfazione.
Suo padre, Saverio Ragno, è stato uno di miti della Scherma azzurra.
Un grande campione completo. Ha tirato nel Fioretto, Sciabola e Spada. Non riuscì a vincere l’oro individuale a Berlino nel 1936. Lo vinse a squadre ma mi diceva sempre che l’Oro individuale era la soddisfazione più grande. Poi la cosa curiosa, che 36 anni dopo sempre in Germania, la figlia è riuscita a vincere la Medaglia sfuggita a suo padre. Come se ci fosse un legame…
Per concludere, signora Ragno, cosa consiglierebbe ad un ragazzino che vuole cominciare a fare Scherma e cosa c’è di magico in questo sport, per l’italia, visto che resta sempre il serbatoio principale di successi e medaglie azzurre?
Guardi evidentemente il nostro popolo è portato per il nostro sport. Perché siamo latini, perché non solo i francesi hanno un D’Artagnan. E’ uno sport per persone intelligenti, creative, fantasiose e che riescono a trovare i difetti dell’avversario rapidamente. Tutto ciò, fa si che ai ragazzi piaccia molto. Fortunatamente da sempre. Sarà sempre un fiore all’occhiello per l’Italia”.
Gianluca Guarnieri
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