(Si ringrazia per l’autorizzazione alla pubblicazione, il CT della Nazionale di Fioretto Andrea Cipressa)
Non c’è di sicuro bisogno che io utilizzi facebook per esprimere la mia soddisfazione per la vittoria di Andrea Cassarà nell’ultima gara di Bonn.
Tuttavia, ho letto con attenzione un interessante articolo scritto dal suo Maestro Marco Vannini, al quale vanno le mie congratulazioni – com’è giusto che sia – soprattutto per la sua sbalorditiva capacità di ‘navigare a vista’, come ogni buon timoniere che si rispetti. Una navigazione a vista causata in effetti dalla sua deprecabile assenza dai collegiali della nazionale, la quale avrebbe impedito la completa, perfetta realizzazione di un programma predefinito nei minimi particolari.
Un programma che in ogni caso, leggendo l’articolo del Maestro, sembra si sia sviluppato attraverso una pianificazione di tutti i risultati conseguiti da Andrea nel corso della stagione.
Proverò a sintetizzare il pensiero del Maestro Vannini, che in qualche passaggio – chissà perché – mi ha ricordato la barzelletta resa famosa da Gigi Proietti: quella dell’avvocato e del suo cliente (“Qui te se ….! Qui ce li ….”), nel senso che gli eventi negativi sono attribuiti alle scelte del sottoscritto, mentre quelli positivi, guarda caso, allo stesso Vannini.
Ad ogni modo, il “bilancino” parte con un accenno all’esordio brillante di Andrea a Parigi, non particolarmente “utile” per il Maestro, tuttavia, se non al fine di “capire il canale comunicativo” con Andrea: ne venissero più spesso, di argenti non particolarmente utili!
Poi, arriva lo “scossone” di La Coruna, gara nella quale la responsabilità del risultato non soddisfacente va attribuita di fatto a me, in ragione dei crescenti nervosismi causati dall’assenza del Maestro ai collegiali. In questa fase siamo affascinati dalla descrizione di un Andrea a tratti insicuro e addirittura “un po’ smarrito”, che lascia quasi pensare alle dinamiche psicologiche di un bambino al suo primo GPG.
Il capolavoro del piano, però, si realizza a S. Pietroburgo, perché in questa gara addirittura il Maestro razionalizza, quasi con soddisfazione, che ‘sperava’ che Andrea andasse male, proprio perché una “leggera crisi” avrebbe potuto innescare un “nuovo approccio” nei suoi confronti.
E qui, ragazzi, siamo in presenza di un pezzo di straordinaria dimensione artistica, perché solo un fantastico genio creativo sarebbe potuto arrivare al punto di augurarsi e quasi di programmare un brutto risultato del proprio atleta, solo al fine di migliorare il rapporto con lui!
A questo punto della lettura mi sono sinceramente commosso, lo ammetto.
Ad ogni buon conto, grazie al piacere delle sconfitte vissute in simbiosi col proprio maestro, la dimensione psicologica e motivazionale di Andrea migliora sempre più e, finalmente, passando per l’ottimo quinto posto di Venezia, a Bonn si realizza il capolavoro, cioè: vincere rispettando il pronostico del Maestro!
Viene da pensare: ma dai, incredibile, il Maestro ha creduto in Cassarà, ha sperato in un risultato e il suo atleta – che incidentalmente è un fuoriclasse che vince da anni – l’ha premiato vincendo una gara! Ma come si può giungere a concepire un piano così poco ordinario e articolato come la trama di un giallo?
Il finale del pezzo, però, rappresenta un vero e proprio gioiello di narrativa, perché è sconvolgente per l’originalità (“il percorso non si presenta tra i più semplici”) ma, soprattutto, per la sconvolgente, limpida, cristallina chiarezza ( “il bello…non è rappresentato dal risultato finale, bensì , da tutto quello che faremo nel frattempo per far si che il risultato alla fine ci ripaghi di quanto avremo fatto per raggiungerlo!”): fantastico, assolutamente fantastico!
Da lasciare senza parole.
A questo punto, però, alla luce delle impressionanti qualità programmatiche del Maestro Vannini , mi chiedo quali e quanti successi stia architettando per gli altri suoi allievi.
In parole povere, visto che i loro risultati (perché va detto che noi poveri mortali, ahimé, ancora ci basiamo sui risultati per valutare le prestazioni di un atleta) ad una lettura molto banale e superficiale non sono attualmente proprio entusiasmanti, potrebbe venire da pensare che, viceversa, con ogni probabilità rispondono a qualche magica pianificazione la quale, alla fine, sfocerà in una messe di podi e di medaglie.
Mi chiedo però se non sia meglio evitare a tutti noi questa sorta di trepidante attesa piena di ‘pathos’, costellata da insuccessi e uscite a vuoto, preferendo piuttosto una programmazione orientata a qualche finale e, chissà, perfino a qualche podio.
Concludo con una breve considerazione che spiega il titolo del mio pezzo, a sua volta basata su una rapida ricerca su wikipedia.
Il “bilancino” – più propriamente detto “Rete a bilancia”, è una rete da pesca di uso soprattutto dilettantistico.
Per chi si occupa di pesca professionale, invece, esistono i “Bilancioni”, cioè reti più grandi.
Ecco: io mi sento un pescatore da bilancione e non da bilancini: sarò un inguaribile, ingenuo, pervicace amante dello sport e dei colori azzurri, infatti, ma mi auguro con ostinazione che i nostri atleti vadano sempre bene in ogni gara e – lasciando agli esperti una serie di considerazioni psicologiche e filosofiche assai complicate – ammetto di non riuscire quasi mai a trovare molto di positivo nelle sconfitte, né tantomeno a esserne addirittura contento e gratificato.
Andrea Cipressa